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I primi venti autunnali iniziano a farsi sentire sulla pelle, ma per ricordare luoghi caldi, spiagge e sole, vogliamo parlare di un frutto esotico originario dell’America centrale, oggi molto diffuso anche in Europa e coltivato nelle regioni calde del mondo. Perché? L’ananas è mediamente ricco di zuccheri e calcio, ma le caratteristiche peculiari e importanti di tale frutto sono da ascrivere alla sua spiccata azione diuretica, all’azione antiinfiammatoria e all’attività fluidificante sul sangue.

L’ananas è ricco di un principio attivo chiamato bromelina che nell’uomo svolge un’azione antiedematosa, antiinfiammatoria e di riassorbimento degli ematomi.
Il principio attivo dell’ananas viene impiegato anche nell’industria farmaceutica per la preparazione di antiinfiammatori e nell’industria alimentare per l’intenerimento della carne.
Dal punto di vista nutrizionistico l’impiego del frutto fresco può essere quindi utile alle persone con tendenza alla ritenzione idrica, poiché svolge un’importante funzione diuretica naturale; si può consumare in discreta quantità a fine pasto, sia a pranzo che a cena e talvolta si può aggiungere anche a colazione.  Già dopo qualche giorno se ne potranno riscontrare glie effetti benefici.

Allo stesso modo può essere impiegato nella nutrizione delle persone dispeptiche per favorire la digestione delle proteine sfruttandone la proprietà proteolitica; si può addirittura utilizzare per predigerire la carne aggiungendo il suo succo durante la cottura della carne stessa oppure praticando una macerazione della carne in un tempo precedente la cottura.
Al contrario in caso di individui con particolari tendenze di rischio emorragico, oppure sottoposti a terapia con anticoagulanti orali, in considerazione dell’eventuale azione sulla ipercoagulabilità del sangue da parte dei principi attivi del frutto, è sconsigliabile il suo utilizzo sistematico per evitare un eventuale incremento del rischio emorragico.


Dott.ssa Rita Pavia
Biologa nutrizionista


Le intolleranze alimentari rappresentano un problema abbastanza frequente e si possono manifestare attraverso una varietà molteplice di disturbi. Spesso i sintomi vengono accomunati sotto il termine generico di intolleranza andando a comprendere anche altre situazioni legate a una vera e propria allergia alimentare.
È opportuno invece effettuare la seguente distinzione: 
  • Allergie: reazioni importanti che coinvolgono il sistema immunitario, che si manifestano in breve tempo ogniqualvolta venga introdotto un certo alimento specifico e che vengono studiate con esami dedicati da parte di un allergologo. 
  • Pseudoallergie: reazioni dovute a carenze enzimatiche (di solito su base genetica).
  • Reazioni tossiche: fenomeni specifici dovuti ad introduzione di tossine o sostanze velenose, come nel caso di avvelenamento da funghi.
  • Intolleranze alimentari: reazioni diverse, che non risultano legate al sistema immunitario e che danno un tipo di reazione ritardata nel tempo e molto variegata.


Come riconoscere un’intolleranza alimentare.

Le intolleranze alimentari sono legate all’assorbimento intestinale delle macromolecole alimentari e sono una reazione cronica ad alimenti che l’individuo assume frequentemente. I sintomi possono essere molto vari: possono riguardare la cute con manifestazioni come orticaria, eczemi, dermatiti e pruriti; possono sfociare in cefalee ricorrenti, spossatezza, edemi, alternanza di peso, alvo alternato, senso di gonfiore intestinale e disturbi digestivi. Questa sintomatologia è generata da uno stato di infiammazione cronica dovuta ad un accumulo di alcune sostanze presenti in un certo  alimento consumato frequentemente.
Gli alimenti che possono portare ad intolleranza alimentare sono vari: lievito, olio di oliva, soia, latte e glutine sono i più frequenti. Di solito eliminando in modo corretto e totale l’alimento che contiene il principio che dà intolleranza per un periodo variabile da due a più mesi, a seconda della gravità dei disturbi connessi, si riesce ad avere la remissione dei sintomi. In seguito, una volta scomparsi i disturbi, l’alimento potrà essere reinserito nella dieta poco alla volta cominciando gradualmente; se l’astinenza viene eseguita in modo corretto la persona potrà consumare nuovamente l’alimento in questione (meglio in modo non continuativo), contrariamente a quanto invece avviene per le allergie per le quali l’allergene, una volta riconosciuto, non dovrà mai essere consumato altrimenti potrà generare nuovamente una reazione seria.

Attualmente anche per le intolleranze sono stati messi a punto dei test, che si eseguono su un semplice prelievo del sangue, e che possono fornire dati utili al nutrizionista per mettere a punto un regime alimentare che escluda totalmente, per un periodo di tempo variabile,  non solo l’alimento che determina l’intolleranza, ma anche tutti gli alimenti che appartengano alla stessa famiglia o che siano comunque ad esso correlati.


Dott.ssa Rita Pavia
Biologa nutrizionista




L’importanza di un’alimentazione sana, come è noto, è direttamente proporzionale allo stato di benessere fisico. Nonostante si tratti di un principio conosciuto, la notevole disponibilità di cibo e l’elevata sedentarietà, tipiche delle società occidentali, sono causa tuttavia di un recente fenomeno di ampia portata: l’aumento dell’obesità, alla base di numerose patologie moderne.
Come migliorare lo stile di vita? È sufficiente prestare attenzione alla qualità degli alimenti che consumiamo, agli orari e ai ritmi dei pasti, tenendo anche in considerazione il tempo che dedichiamo all’attività fisica. Spesso invece si tende a mangiare troppo, in orari sbagliati, troppo velocemente e si fa poco movimento nell’arco della giornata.
Le attuali linee guida in tema di alimentazione consigliano il consumo quotidiano di 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura, prediligendo prodotti alimentari di stagione e a kilometro zero, sia per ragioni di impatto economico, ma soprattutto per salvaguardare la freschezza e le caratteristiche nutrizionali di ciascun alimento. 
Buona norma sarebbe dunque consumare tre pasti leggeri al giorno, dando maggiore importanza alla colazione, e intercalare questi tre pasti con due spuntini, inserendo, compatibilmente con gli impegni lavorativi, uno spazio dedicato all’attività fisica. 

In sintesi è importante tener presente queste 5 semplici regole:
  •  consumare molta frutta e verdura di stagione
  •  utilizzare come condimento olio di oliva
  • prediligere alimenti a kilometro zero
  •  evitare il consumo di cibi pronti
  • condurre uno stile di vita poco sedentario.


Dott.ssa Rita Pavia
Biologa nutrizionista