Le intolleranze alimentari rappresentano un problema abbastanza frequente e si possono manifestare attraverso una varietà molteplice di disturbi. Spesso i sintomi vengono accomunati sotto il termine generico di intolleranza andando a comprendere anche altre situazioni legate a una vera e propria allergia alimentare.
È opportuno invece effettuare la
seguente distinzione:
- Allergie: reazioni importanti che coinvolgono il sistema immunitario, che si manifestano in breve tempo ogniqualvolta venga introdotto un certo alimento specifico e che vengono studiate con esami dedicati da parte di un allergologo.
- Pseudoallergie: reazioni dovute a carenze enzimatiche (di solito su base genetica).
- Reazioni tossiche: fenomeni specifici dovuti ad introduzione di tossine o sostanze velenose, come nel caso di avvelenamento da funghi.
- Intolleranze alimentari: reazioni diverse, che non risultano legate al sistema immunitario e che danno un tipo di reazione ritardata nel tempo e molto variegata.
Come riconoscere un’intolleranza alimentare.
Le intolleranze alimentari sono legate all’assorbimento intestinale
delle macromolecole alimentari e sono una reazione cronica ad alimenti che
l’individuo assume frequentemente. I sintomi possono essere molto vari: possono
riguardare la cute con manifestazioni come orticaria, eczemi, dermatiti e
pruriti; possono sfociare in cefalee ricorrenti, spossatezza, edemi, alternanza
di peso, alvo alternato, senso di gonfiore intestinale e disturbi digestivi. Questa
sintomatologia è generata da uno stato di infiammazione cronica dovuta ad un
accumulo di alcune sostanze presenti in un certo alimento consumato frequentemente.
Gli alimenti che possono portare
ad intolleranza alimentare sono vari: lievito, olio di oliva, soia, latte e
glutine sono i più frequenti. Di solito eliminando in modo corretto e totale
l’alimento che contiene il principio che dà intolleranza per un periodo
variabile da due a più mesi, a seconda della gravità dei disturbi connessi, si
riesce ad avere la remissione dei sintomi. In seguito, una volta scomparsi i
disturbi, l’alimento potrà essere reinserito nella dieta poco alla volta
cominciando gradualmente; se l’astinenza viene eseguita in modo corretto la
persona potrà consumare nuovamente l’alimento in questione (meglio in modo non
continuativo), contrariamente a quanto invece avviene per le allergie per le
quali l’allergene, una volta riconosciuto, non dovrà mai essere consumato
altrimenti potrà generare nuovamente una reazione seria.
Attualmente anche per le
intolleranze sono stati messi a punto dei test,
che si eseguono su un semplice prelievo del sangue, e che possono fornire dati
utili al nutrizionista per mettere a punto un regime alimentare che escluda
totalmente, per un periodo di tempo variabile,
non solo l’alimento che determina l’intolleranza, ma anche tutti gli
alimenti che appartengano alla stessa famiglia o che siano comunque ad esso
correlati.
Dott.ssa Rita Pavia
Biologa nutrizionista
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